Aperta conferenza Onu sul clima a Doha.

COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE NAZIONALE

A Doha si chiude una fase storica dei negoziati sul clima. Quella in cui ci si era illusi che per superare la crisi climatica fosse sufficiente l’impegno legalmente vincolante di riduzione delle emissioni da parte dei soli paesi industrializzati.
“In questo contesto è fondamentale approvare a Doha il rinnovo degli impegni previsti dal Protocollo di Kyoto, in scadenza alla fine di quest’anno – ha dichiarato Mauro Albrizio, responsabile Politiche Europee di Legambiente -. Sino ad ora, tra i paesi industrializzati, hanno garantito la sottoscrizione l’Unione europea, la Svizzera e la Norvegia. Mentre USA, Canada, Giappone e Russia si sono già detti contrari. Australia e Nuova Zelanda invece devono ancora assumere una decisione finale. Nonostante ciò il “Kyoto 2” è uno strumento indispensabile a garantire la transizione verso il nuovo accordo globale; è l’architrave del nuovo accordo e garantisce la continuità degli impegni di riduzione legalmente vincolanti per il periodo di transizione 2013-2020”.
Altra decisione fondamentale per il buon esito di Doha riguarda gli aiuti ai paesi poveri per sostenere i loro impegni di riduzione e di adattamento a cambiamenti climatici in corso nel periodo di transizione 2013-2015 con un sostegno finanziario annuo di almeno 10-15 miliardi di dollari.
“Serve, infine – ha concluso Albrizio -, un segnale forte che dimostri concretamente la volontà politica di lavorare per davvero verso un nuovo accordo ambizioso e giusto. L’eliminazione entro il 2020 dei sussidi ai combustibili fossili è senza dubbio una decisione che va in questa direzione. Si tratta di circa 800 miliardi di dollari l’anno che potrebbero essere invece destinati a sostenere azioni di mitigazione e adattamento, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. In questi paesi l’Agenzia internazionale per l’energia stima in ben 630 miliardi di dollari l’ammontare dei sussidi ai combustibili fossili, la cui eliminazione consentirebbe una riduzione delle emissioni del 5.8% entro il 2020. Oltre 110 paesi – non solo in via di sviluppo ma anche Stati Uniti e Unione europea – si sono già espressi a favore. Decisione ormai non più rinviabile”.
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