DAL FATTO QUOTIDIANO
Per un italiano trasferirsi in Cina è come ricominciare da zero. Col lavoro, le relazioni, la lingua e soprattutto la cultura. Per Oscar Chirizzi, da sette anni a Pechino, è stato così. “Il gap tra le due culture è talmente vasto che chiunque rischia di arrivare qui convinto di essere un fuoriclasse nel proprio settore, ma sbaglia. Ogni abitudine, comportamento è totalmente diverso dai nostri. Da come ti svegli a quante ore lavori a quanto tempo dedichi alla famiglia o al divertimento”.
Come le grandi capitali dell’Occidente e più di altre città della Cina oggi è Pechino a offrire un contesto internazionale, l’ambiente ideale per chi ha idee, voglia di lavorare e fare esperienza. “Ho sempre vissuto a Pechino, l’ho scelta fin da subito perché racchiude tanta innovazione. Tutti gli stranieri che mettono piede in Cina colgono subito questa diversità che la rende molto più moderna e dinamica di tante altre città dell’Europa e degli Stati Uniti. Qui ci sono le migliori università, i migliori artisti, intellettuali, musicisti che hanno portato una cultura più elevata e stili di vita emancipati”.
“In cinese non c’è una sola parola per dire fratello, ce n’è una per dire fratello maggiore e una per dire fratello minore. La stessa dinamica si realizza nella società dove non c’è mai parità nei rapporti e ogni scambio umano si basa sul dare e avere. Un tempo c’era il sovrano e il suddito, oggi c’è il padre e il figlio, il marito e la moglie, e così via. C’è sempre una persona che occupa una posizione superiore o inferiore a te e tu, volente o nolente, devi rispettare questa gerarchia altrimenti rischi dei fraintendimenti che possono comprometterti, che si tratti di lavoro o di qualsiasi altra relazione”.
Per saperne di più leggi l'articolo: Vita a Pechino: “Chi nel suo Paese crede di essere un fuoriclasse, qui sbaglia”
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