Quei chilowattora sporchi e il loro prezzo in vite umane

DAL SITO QUALENERGIA.IT

Il mondo ha bisogno di energia. Soprattutto se vogliamo sradicare la povertà a livello globale, come le Nazioni Unite si sono nuovamente impegnate a fare, in occasione della Conferenza sullo sviluppo sostenibile tenutasi il mese scorso a Rio de Janeiro. Ma aumentare la produzione di energia ha effetti che, se non si elabora un giusto e bilanciato mix energetico, possono diventare un costo gravoso a livello sociale e sanitario.
A partire dai dati sulle emissioni, si può fare un ulteriore passo per calcolare i costi reali delle fonti energetiche. In altri termini si può cercare di valutare il danno, ovvero, brutalmente, contare i morti. Alcuni lo chiamano deathprint ed è il prezzo, in termini di vite umane, della produzione di energia.
I risultati coincidono con quelli che si ottengono quando si misura l'impronta ecologica: il killer numero uno è il carbone. Per ogni mille miliardi di chilowattora prodotti, il carbone, da cui si produce il 50% dell'elettricità del mondo, fa 170.000 morti (28.000 in Cina, contro 15.000 in America, soprattuto come risultato della regolamentazione delle emissioni introdotta dal Clean Air Act), il petrolio ne fa 36.000, mentre biofuel e biomasse si attestano a 24.000.
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