Smog killer a Pechino, il governo censura il Twitter cinese

DAL SITO DI GREENREPORT

Lo smog chimico che avvolge da settimane l’immensa area metropolitana di Pechino ha creato una situazione che un rapporto di Greenpeace China ha definito non adatta alla sopravvivenza degli esseri umani. Il governo cinese, che nonostante i continui annunci di limitazione del traffico automobilistico e di chiusura delle fabbriche più inquinanti, non sembra in grado di gestire una situazione che sembra aver raggiunto il punto di non ritorno, non ha trovato di meglio che censurare i messaggi critici postati sul Sina Weibo, il più popolare sito di social media del Paese, considerato il Twitter della Cina.



Il problema è che la crescita cinese si basa per il 70% proprio sull’energia prodotta con il carbone, e che circa il 20% dell’inquinamento atmosferico cinese è causato da fabbriche che producono beni da esportare verso altri Paesi (compresi ovviamente quelli dell’Unione europea, e gli Usa).
E la “airpocalypse” cinese non riguarda solo la Cina: secondo lo studio “China’s international trade and air pollution in the United States” pubblicato a gennaio su Pnas da un team di scienziati cinesi, francesi, britannici e statunitensi, in alcuni giorni, l’inquinamento cinese trasportato dal vento attraverso l’Oceano Pacifico, può rappresentare dal 12 al 24% delle concentrazioni di solfato negli Usa
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