Mafia, l’ultima strage silenziosa: i morti di tumore per i rifiuti interrati nelle cave

DAL FATTO QUOTIDIANO.IT

L’ultima strage di Cosa Nostra non fa rumore. Non è un omicidio, non sparge sangue a colpi di kalashnikov e non ha bisogno di tritolo. Perché l’ultimo eccidio lasciato in eredità dai boss affonda il suo potenziale di morte in profondità, decine e decine di metri sottoterra, nel silenzio della campagna siciliana. Il nuovo triangolo della morte in Sicilia dimora in lembi di terra sconosciuti: Pasquasia, Mussomeli, Bosco Palo. Tutti nomi di cave ormai dimenticate ma che un tempo rappresentavano l’industrializzazione dell’isola.
Polveri di metallo, amianto, scorie liquide, rifiuti ospedalieri speciali e persino radiottivi attraversarono l’Europa e il Nord Italia, per finire seppellite nel Meridione.
Non è la Terra dei Fuochi e non è la Campania, non è l’Ilva di Taranto e nemmeno il Petrolchimico di Gela: nel cuore della Sicilia, le miniere un tempo ricche di zolfo sono rimaste per un trentennio a custodire nello stomaco rifiuti di ogni specie. Che oggi continuano ad uccidere nel silenzio. Perché nel lembo di terra tra Caltanissetta, Enna e Ragusa, morire di tumore è più facile che nel resto d’Italia.
Numeri catastrofici che peggiorano ancora se si allarga il cerchio all’intero territorio nisseno dove nel biennio 2008-2009 i malati di tumore sfiorano i 4mila casi, contro i 1.200 della media nazionale.
Per saperne di più leggi il volantino: Mafia, l’ultima strage silenziosa: i morti di tumore per i rifiuti interrati nelle cave

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