DAL SITO DEL FATTO QUOTIDIANO.IT
Per chi volesse immaginarsi la scena di sabato scorso c’è un modello inarrivabile. E’ quella del Cetto Laqualunque vittorioso che, qualora il “ponte di Pilu” che unirà la Sicilia al continente non dovesse bastare, promette anche un tunnel “perché un buco mette sempre allegria”.
In un paese in cui da anni si operano tagli secchi a istruzione, ricerca, cultura, sanità e servizi sociali, abbiamo imparato fin troppo bene a conoscere la retorica che accompagna il gigantismo sbruffone delle grandi opere, quasi sempre superflue, trascinate per decenni o eterne incompiute. Grandi opere che nel migliore dei casi diventano grandi abbuffate per pochi, nel peggiore si trasformano in tragedie, come ci ha ricordato il cinquantenario della catastrofe del Vajont e della sua diga, la più alta mai realizzata nel mondo, “orgoglio dell’ingegneria italiana”. E’ un modello sperimentato con successo sfruttando emergenze vere, come terremoti e alte maree, oppure creandone di artificiali – si veda il successo ottenuto coi rifiuti nelle strade di Napoli. Piccole e grandi emergenze moltiplicate all’infinito senza mai risolverle, dato che la loro principale funzione è una sola: autorizzare spese e poteri straordinari, sciolti da ogni controllo, coi quali scavare voragini nei bilanci pubblici, magari ammantando l’operazione con una patina efficientista che maschera interessi opachi e profitti illeciti.
Per saperne di più leggi l'articolo: Grandi opere: si alzano le paratie del Mose, si abbassano quelle della legalità
In un paese in cui da anni si operano tagli secchi a istruzione, ricerca, cultura, sanità e servizi sociali, abbiamo imparato fin troppo bene a conoscere la retorica che accompagna il gigantismo sbruffone delle grandi opere, quasi sempre superflue, trascinate per decenni o eterne incompiute. Grandi opere che nel migliore dei casi diventano grandi abbuffate per pochi, nel peggiore si trasformano in tragedie, come ci ha ricordato il cinquantenario della catastrofe del Vajont e della sua diga, la più alta mai realizzata nel mondo, “orgoglio dell’ingegneria italiana”. E’ un modello sperimentato con successo sfruttando emergenze vere, come terremoti e alte maree, oppure creandone di artificiali – si veda il successo ottenuto coi rifiuti nelle strade di Napoli. Piccole e grandi emergenze moltiplicate all’infinito senza mai risolverle, dato che la loro principale funzione è una sola: autorizzare spese e poteri straordinari, sciolti da ogni controllo, coi quali scavare voragini nei bilanci pubblici, magari ammantando l’operazione con una patina efficientista che maschera interessi opachi e profitti illeciti.
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La principale funzione è autorizzare spese e poteri straordinari!!!
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