Decrescita Felice: Autoproduzione vs mercato globale: la rivoluzione di Rabhi

DAL FATTO QUOTIDIANO.IT

Rabhi riuscì, grazie al prestito di un amico, a comprare un terreno da coltivare per autoconsumo, dove iniziò a produrre biologicamente tutto ciò di cui aveva bisogno e a sperimentare tecniche di fertilizzazione naturale più sofisticate di quelle tradizionali, arrivando a trasformare un terreno mediocre in un terreno ricco di sostanze organiche. A lasciare ai suoi figli un luogo migliore di come lo aveva trovato.
All’inizio degli anni ottanta decise di trasmettere il sapere e il saper fare acquisito con l’esperienza ai contadini poveri del Sahel, fondando insieme ad altre persone a Gorom-Gorom, nel Burkina Faso, il primo Centro africano di formazione all’agro-ecologia, dove si insegna ad accrescere la fertilità dei suoli con tecniche naturali e a produrre per autoconsumo, sfuggendo alla trappola della monocultura agro-industriale e della mercificazione.
Hanno deciso di “tornare indietro”? Forse sì, forse no. Di sicuro hanno deciso di riprendere in mano la propria vita, e con ottimi risultati. Non stupisce quindi che, ora, anche in altri Paesi africani, come il Senegal, ci siano ragazzi che, ritrovatisi disoccupati per i più svariati motivi, hanno deciso di fare scelte simili. Alla faccia del mercato globale e delle sue speculazioni malsane.
Per saperne di più leggi l'articolo: Decrescita Felice: Autoproduzione vs mercato globale: la rivoluzione di Rabhi

1 commento:

  1. Forse è un po' una provocazione, ma a me la decrescita sembra un ritorno all'autarchia economica e alla più moderna riduzione degli sprechi

    RispondiElimina