Abruzzo, una piattaforma petrolifera di fronte al futuro parco nazionale

DAL FATTO QUOTIDIANO.IT

Una piattaforma petrolifera con tanto di raffineria galleggiante annessa. Tutto a pochissimi chilometri dalla costa meridionale abruzzese, dove la fitta vegetazione della terra e le acque dell’Adriatico, collegate dai ponticelli in legno dei trabocchi (caratteristiche strutture a palafitta per la pesca), diventano un tutt’uno. Proprio qui, non a caso, dovrebbe nascere il Parco Nazionale della Costa Teatina (istituito ben dodici anni fa, ma mai perimetrato dalla Regione). Questo lo scenario per il territorio e il rilancio del turismo locale, che potrebbe presto concretizzarsi.
Insomma Ombrina (il nome è preso in prestito da un pesce molto comune in quei mari) si farà. A circa sei chilometri dalla costa abruzzese, a fare da sfondo a quel paesaggio ancora pressoché incontaminato, presto – secondo quanto lasciato intendere dalla compagnia petrolifera – potremo vedere posizionata per una durata di 24 anni un’enorme piattaforma che estrarrà petrolio e gas dai fondali marini. In prossimità delle trivelle verrà ancorata inoltre una nave serbatoio di 33 metri di larghezza per 352 di lunghezza, su cui avverrà lo stoccaggio e la desolforazione degli idrocarburi. Ed è proprio il cosiddetto primo trattamento degli idrocarburi ad allarmare associazioni ambientaliste, amministratori locali e persino la Chiesa. Soltanto la fiaccola di cui è dotato il serbatoio galleggiante, bruciando il gas separato dal petrolio grezzo, emetterebbe ogni giorno nell’aria qualcosa come 14 tonnellate di fumi inquinanti, contenenti per la precisione: ossidi di zolfo, ossidi di azoto, ossido di carbonio, idrogeno solforato e idrocarburi non metanici (quest’ultimi classificati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come cancerogeni), che verrebbero inevitabilmente assorbiti dalla fauna marina.
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