Chernobyl: altro che crollo del muro, i guai stanno sotto terra

DAL SITO GREENREPORT

La notizia di ieri (13 febbraio 2013) sul crollo di un tetto alla centrale nucleare di Chernobyl, ha sollevato diverse e diffuse preoccupazioni, tranquillizzate poi dalle affermazioni delle autorità ucraine sull'assenza di incremento dei livelli locali di radioattività. La maggiore attenzione si è concentrata sulla necessità di finire il più in fretta possibile l'arco (shelter) che dovrebbe contenere il vecchio sarcofago, il quale con la presenza di oltre 1.000 metri quadri di crepe sulla propria struttura, diffonde tutt'intorno polveri radioattive.
Lo sprofondamento ha messo in contatto il materiale radioattivo con le falde acquifere tributarie dei fiumi Pripyat e Dnepr che convogliano le loro acque nel Mar Nero e che fungono da bacino idrico per 30 milioni di persone; bisogna, poi, far notare che, ad aggravare la situazione, vi sono le conseguenze degli 800 siti di smaltimento di scorie radioattive, allestiti in emergenza subito dopo l'esplosione.
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