Sviluppo, quando il limite non è un limite

DAL FATTO QUOTIDIANO.IT

Il limite ha quindi due accezioni: una positiva, dove il limite è l’ambito entro cui si ha la certezza di agire, di essere. L’altra negativa, per cui il limite è ciò che ci ostacola, che ci stringe entro confini.
Ma il limite di cui voglio parlare oggi risale al 1972 e si tratta di uno studio, il “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, tratto dal famoso libro “The Limits to Growth” – I limiti dello sviluppo- commissionato dal MIT al Club di Roma. Che, in estrema sintesi, diceva:
Se l’attuale tasso di crescita della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.
Tuttavia è possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe però essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.
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