DAL FATTO QUOTIDIANO.IT
Un po’ di equivoci da sgombrare subito: nessuno parla di redditività finanziaria della linea (cioè di vedere se i ricavi futuri possano superare i costi totali del progetto). Questo discorso si fa solo per le autostrade, chissà perché. Per le ferrovie si parla solo di redditività socioeconomica, che comprende i benefici di tempo delle merci e dei passeggeri, quelli dell’ambiente ecc. Se le nuove ferrovie dovessero recuperare i costi di investimento, le tariffe sarebbero tali che non le prenderebbe nessuno. Si assume sempre che questi costi rimangano a carico dello Stato, cioè dei contribuenti, e che tutti siano felici di pagarli (ma non gli utenti, anche qui chissà perché).
Ma i politici francesi, come quelli italiani hanno una volontà di ferro, e quei soldi dei contribuenti li vogliono assolutamente spendere, certo per il nostro bene, anzi, meglio, per il bene delle generazioni future, così se la spesa risulterà uno spreco assurdo, nessuno potrà chiamarli a rispondere.
Tuttavia il progetto della Torino-Lione, anche senza che i promotori italiani bipartisan lo abbiano ammesso, è stato fortemente ridimensionato: si costruirà solo il tunnel di base per le merci, poi la stesso Sole 24 Ore, grande sostenitore dell’opera, ammette che difficilmente si andrà oltre. Invece di sprecare 25 miliardi, se ne sprecheranno solo una decina. E questo perché per un verso non ci sono soldi, per un altro le proteste, tecniche e locali, un po’ devono aver fatto fischiare le orecchie ai promotori meno cinici. Sarebbe già qualcosa, e se il ridimensionamento fosse circondato da meno ipocrisia e retorica sarebbe ancora meglio (l’Europa lo vuole! Le infrastrutture creano la loro domanda! Serve all’ambiente! Crea occupazione! Balle colossali, in particolare queste ultime tre, ma anche la prima è molto meno vera di quanto si voglia far credere).
Per saperne di più leggi l'articolo: Tav, Francia e Italia unite nelle spese inutili
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