Grandi opere, purché siano...

DALL'ASSOCIAZIONE COMUNI VIRTUOSI

Il professore e grand’ufficiale Mario Ciaccia, magistrato della Corte dei Conti prima, banchiere poi, viceministro per le Infrastrutture infine, non vende fumo. Ci crede. Vuole ridarci prosperità inondando l’Italia di cemento costoso come l’oro, e riempiendo di debiti le prossime generazioni, mentre il governo dei tecnici scortica le famiglie italiane in nome della lotta al debito pubblico.
Il miracolo è così descritto. Investiamo sui porti, così le navi-container provenienti da Suez, anziché circumnavigare l’Europa per andare a Rotterdam e Amburgo, scaricheranno lungo la penisola, dove avremo costruito le ferrovie per portare i container al nord Europa. La fantasia del vice ministro non si ferma qui. Vuol catturare anche i container diretti agli scali del Nordafrica, senza spiegare perché un comandante dovrebbe attraccare a Napoli se la merce è diretta ad Algeri.
Nell’ultimo “decreto sviluppo” ha introdotto una geniale novità: chi costruisce un’infrastruttura avrà diritto a un credito d’imposta fino al 50 per cento del valore dell’opera (cioè il contribuente pagherà fino al 50 per cento del valore dell’opera) se sarà dimostrata “la non sostenibilità del piano economico finanziario”. E se non bastasse, interverrebbe un “contributo pubblico a fondo perduto”.
Nel sistema di Ciaccia, proponi di fare un’autostrada a tue spese che si ripaga con il traffico, ma se riesci a dimostrare che non ci passerà nessuno allora pagherà il governo, con i soldi dei nostri figli. Non è uno scherzo, c’è scritto proprio così nella legge.
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