Dossier Ecosistema Rischio 2016

il 93% dei Comuni piemontesi a rischio idrogeologico


In riferimento all'articolo di repubblica.it “Sono 7 milioni gli italiani a rischio frane e alluvioni”,
al rapporto di Legambiente Ecosistema Rischio “Legambiente presenta il dossier Ecosistema Rischio 2016, numeri e dati aggiornati sul rischio idrogeologico in Italia”,
al Comunicato stampa di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta “Piemonte a rischio idrogeologico: il 93% dei Comuni in pericolo ma sono pochi i Sindaci che se ne preoccupano”,
e alla proposta del responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti “Ci vuole un'inversione di tendenza: occorre fermare il consumo di suolo, programmare azioni che favoriscono l'adattamento ai mutamenti climatici e operare per la diffusione di una cultura di convivenza con il rischio”,

mi rivolgo ai lettori…

- Secondo voi le amministrazioni comunali della Val Pellice come potrebbero informare la cittadinanza sul rischio idrogeologico?

- Come inversione di tendenza ci potrebbe essere all'interno di un'amministrazione comunale una figura professionale in grado di interagire e comunicare alla cittadinanza?

Ad Esempio Reggio Emilia lancia gli architetti di quartiere:
L'architetto di quartiere si occuperà della cura della città e della comunità pensando alla rigenerazione dei luoghi ma anche alla progettazione di eventi, attività e servizi, per migliorare la qualità urbana.

L'Architetto di quartiere sarà il punto di riferimento per il territorio ascoltando i bisogni dei cittadini e raccogliendo le loro istanze. Successivamente progetterà, con tutti coloro che sono disponibili a collaborare, le possibili soluzioni ai problemi individuati e i nuovi servizi richiesti. Per realizzare tutto questo cittadini, associazioni e Comune sottoscrivono un patto di quartiere che formalizza i reciproci impegni e le attività che sono alla base dei progetti condivisi, attraverso un percorso di tre fasi.

La prima è la fase di ascolto in cui i cittadini e le varie associazioni possono presentare proposte progettuali o far emergere problemi e criticità legate al territorio. Il compito dell’architetto di quartiere in questa fase è quello di raccogliere le segnalazioni e le proposte per inserirle nella programmazione generale del Comune.

Poi la seconda fase di progettazione è strutturata in laboratori di cittadinanza, momenti di analisi dei problemi emersi, quartiere per quartiere, e di costruzione condivisa delle soluzioni. I laboratori sono aperti ai cittadini e alle associazioni e si concludono con la firma del patto di quartiere.

La terza fase è rappresentata dalla realizzazione, fase in cui nei quartieri e nelle frazioni gli architetti di quartiere insieme ai cittadini e alle associazioni lavorano fianco a fianco per realizzare concretamente quanto previsto nel patto.

Dite la vostra opinione!

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