Città sott'acqua: ipotesi di futuro?

DAL SITO DEL CAMBIAMENTO.IT

Quello di una vita da vivere sotto il livello del mare (o dell’acqua in generale) però appare oggi molto più di un sogno; piuttosto una necessità o se vogliamo un destino obbligato se è vero che l’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha stimato che nel ventesimo secolo il livello del mare sia cresciuto di 20 centimetri, che potrebbe aumentare nel ventunesimo di 59 (sempre centimetri), che nel 2100 dovrebbe toccare il metro mentre, sempre nel 2100, sarebbero oltre 187 milioni le persone che verrebbero «sommerse» nell’ipotesi (catastrofica) di un aumento addirittura di due metri (l’equivalente dell’attuale popolazione di Regno Unito, Germania e Spagna). Stime che gli stessi esperti dell’Ipcc considerano comunque «al ribasso», visto che «è impossibile stabilire quale potrebbe essere l’effetto di un rapido scioglimento dei ghiacci di Groenlandia e Antartide a causa dell’inquinamento atmosferico e della aumentata temperatura terrestre».

L’allarme lanciato dai tecnici Ipcc è preciso: «L’innalzamento della superficie del mare non è un problema solo delle popolazioni che vivono lungo le coste, ma di tutta l’umanità». Meglio allora pensarci subito e concretamente, cercando di far diventare «quotidianità» un sogno per ricchi (già realizzato) come il ristorante sotto il Mar Rosso a Eliat o l’Hydropolis Hotel di Dubai.
A spingere il genere umano sotto il livello del mare, più ancora del monito lanciato dall’Ipcc, viene da pensare che sia ancora una volta il suo innato desiderio di libertà: il mare, lo sapeva bene il capitano Nemo, non appartiene a nessuno. Tantomeno a ventimila leghe di profondità.
Per saperne di più leggi l'articolo: Acqua pubblica, la 'tariffa truffa' italiana e le richieste dei cittadini europei

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