Il contadino nero che fermò il deserto ed il progetto nel Deserto della Mongolia

DAL FATTO QUOTIDIANO.IT


Yacouba Sawadogo è un contadino povero che vive in un’area tra le più arretrate del mondo, in Burkina Faso. All’inizio degli anni Ottanta Sawadogo si accorge che il deserto continua ad avanzare e decide di fare qualche cosa per fermarlo. Inizia a scavare buche e a riempirle con sterco e pezzetti di legno e foglie. Quando piove l’acqua si accumula nella fenditura e penetra in profondità nel terreno. Nel giro di tre anni la vegetazione cresce, piante striscianti appositamente piantate escono dal buco e coprono il terreno tra un buco e l’altro. In questo modo si crea una protezione del suolo dal vento e dal sole, aumenta l’umidità, arrivano gli insetti, nascono altre piante, il vento ruba meno sostanze al terreno e anzi le foglie bloccano polvere e sabbia trasportata dal vento che arricchiscono il terreno… così si riforma l’humus
Passano gli anni e i contadini della zona si rendono conto che grazie al lavoro di Sawadogo centinaia di ettari sono tornati a essere produttivi e così si mettono anche loro a scavare buche. E il rigagnolo diventa un fiume…

L’Associazione svizzera Deserto Verde, a qualche centinaio di chilometri dal villaggio dove vive Yacouba Sawadogo, ha lanciato 10 anni fa un’iniziativa altrettanto eroica. Seguendo la stessa linea di pensiero i ragazzi dell’Associazione hanno deciso di rendere fertili 3.0000 ettari di deserto (30 milioni di mq).
Ora questi baldi svizzeri di Deserto Verde hanno iniziato un progetto analogo in Mongolia. Avete presente il Deserto Mongolo? Andate a vederlo adesso perché entro 10 anni non ci sarà più.
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