DAL SITO DI GREENREPORT.IT
«La questione fondamentale è la velocità con cui si realizzerà la transizione verso la sostenibilità. La rivoluzione della sostenibilità è già iniziata, questo è certo. Il nuovo paradigma è emerso quarant'anni fa, o forse addirittura cinquanta (con Rachel Carson nel 1962). Da allora si è diffuso, ma è ancora lontano dall'essere dominante. Siamo sempre più consapevoli della necessità di sostituire l'energia fossile, ma non ci siamo realmente imbarcati in questa sfida. E qualcuno - persino chi siede alle posizioni di comando - ha cominciato a parlare seriamente del bisogno di sostituire la crescita del Pil con la crescita del benessere come obiettivo prioritario della società.
Gli attuali sistemi insostenibili non possono per definizione essere portati avanti indefinitamente; dovranno essere sostituiti da sistemi e comportamenti che possano essere mantenuti a lungo termine. È difficile dire se il nuovo mondo sarà seducente o se comporterà un livello di benessere molto più basso. Dipende da quello che l'umanità sceglierà di fare durante il resto del XXI secolo.
La democrazia ha molti vantaggi e spesso genera soluzioni che sono più sostenibili rispetto alle decisioni imposte dall'alto. Ma la velocità non è una delle caratteristiche del processo decisionale democratico. Quindi, secondo me, la questione fondamentale in questo ambito è se la democrazia sarà d'accordo su uno stato più forte (e un processo decisionale più rapido) prima che sia troppo tardi - prima che finiamo contro il muro di mattoni dei cambiamenti climatici che si autoalimentano, della perdita irreversibile della biodiversità e degli investimenti lungimiranti in ricerca e sviluppo».
Per saperne di più leggi l'articolo: Per una transizione verso la sostenibilità serve uno stato più forte, la democrazia è d'accordo?
Gli attuali sistemi insostenibili non possono per definizione essere portati avanti indefinitamente; dovranno essere sostituiti da sistemi e comportamenti che possano essere mantenuti a lungo termine. È difficile dire se il nuovo mondo sarà seducente o se comporterà un livello di benessere molto più basso. Dipende da quello che l'umanità sceglierà di fare durante il resto del XXI secolo.
La democrazia ha molti vantaggi e spesso genera soluzioni che sono più sostenibili rispetto alle decisioni imposte dall'alto. Ma la velocità non è una delle caratteristiche del processo decisionale democratico. Quindi, secondo me, la questione fondamentale in questo ambito è se la democrazia sarà d'accordo su uno stato più forte (e un processo decisionale più rapido) prima che sia troppo tardi - prima che finiamo contro il muro di mattoni dei cambiamenti climatici che si autoalimentano, della perdita irreversibile della biodiversità e degli investimenti lungimiranti in ricerca e sviluppo».
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