DAL FATTO QUOTIDIANO.IT
Esattamente due anni fa, il Nordest del Giappone veniva scosso da uno dei più potenti terremoti degli ultimi dieci anni, il più devastante mai registrato nel Paese. Un sisma di magnitudo 8,9, tale da provocare un’onda anomala alta fino a 40 metri che in alcune zone è penetrata di 10 chilometri oltre la linea di costa. Le vittime della doppia catastrofe naturale furono circa 16mila.
Anche sul fronte nucleare la situazione non ha subito importanti cambiamenti: nella centrale di Fukushima, che recentemente ha riaperto i battenti ai giornalisti, centinaia di tecnici sono impegnati nel tentativo di mantenere sotto controllo le barre di combustibile, attraverso costanti iniezioni di acqua. La quantità di radiazioni sprigionate dall’impianto – attorno al quale rimane una zona di esclusione di 20 chilometri – rimane altissima, anche se gli esperti dicono che il rischio di tumori per gli abitanti delle zone circostanti sarebbe controllato.
Il nuovo governo ha poi rigettato l’ipotesi di chiudere gli impianti nucleari del paese entro 30-40 anni e anzi progetta di riattivarle su scala nazionale; tuttavia, molte frange della popolazione giapponese rimangono contrarie al nucleare: il movimento no nuke anche lo scorso weekend, approfittando dei giorni festivi, ha occupato piazze e strade. Oltre 10 mila persone (15 mila secondo lo Asahi Shimbun, 8 mila per lo Yomiuri, quotidiano più conservatore) si sono radunate a Hibiya, a Tokyo per chiedere a gran voce il “nucleare zero”, mentre circa 200 manifestanti avrebbero protestato a Nagatacho, sotto la residenza del primo ministro. Intanto si moltiplicano le iniziative per non dimenticare la tragedia.
Per saperne di più leggi l'articolo: Fukushima due anni dopo la tragedia: più aiuti dalle ong che dalla politica
Anche sul fronte nucleare la situazione non ha subito importanti cambiamenti: nella centrale di Fukushima, che recentemente ha riaperto i battenti ai giornalisti, centinaia di tecnici sono impegnati nel tentativo di mantenere sotto controllo le barre di combustibile, attraverso costanti iniezioni di acqua. La quantità di radiazioni sprigionate dall’impianto – attorno al quale rimane una zona di esclusione di 20 chilometri – rimane altissima, anche se gli esperti dicono che il rischio di tumori per gli abitanti delle zone circostanti sarebbe controllato.
Il nuovo governo ha poi rigettato l’ipotesi di chiudere gli impianti nucleari del paese entro 30-40 anni e anzi progetta di riattivarle su scala nazionale; tuttavia, molte frange della popolazione giapponese rimangono contrarie al nucleare: il movimento no nuke anche lo scorso weekend, approfittando dei giorni festivi, ha occupato piazze e strade. Oltre 10 mila persone (15 mila secondo lo Asahi Shimbun, 8 mila per lo Yomiuri, quotidiano più conservatore) si sono radunate a Hibiya, a Tokyo per chiedere a gran voce il “nucleare zero”, mentre circa 200 manifestanti avrebbero protestato a Nagatacho, sotto la residenza del primo ministro. Intanto si moltiplicano le iniziative per non dimenticare la tragedia.
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