Diga di Belo Monte, i guai non finiscono…mai: sospetti su traffico umano

DAL SITO DI GREENREPORT.IT

Il progetto idroelettrico di Belo Monte, nell'Amazzonia brasiliana, sembra essere fonte di infinite preoccupazioni e polemiche. Non bastavano i pesanti impatti ambientali e le conseguenze negative sulla vita delle comunità indigene, ora sono spuntate anche le accuse di traffico di esseri umani.
La scorsa settimana, infatti, la commissione parlamentare che si occupa della delicata questione dello human trafficking ha convocato il presidente della Norte Energia, il consorzio costruttore della diga, per chiedere esaustivi chiarimenti sui rapporti del consorzio stesso con un locale notturno situato all'interno del perimetro dei lavori e dove 18 donne e un'adolescente sono state forzate a prostituirsi per mesi. Pochi giorni fa tutte le prigioniere sono state liberate dalla polizia, dopo che una di loro era riuscita a scappare, rivelando alle autorità le condizioni di schiavitù in cui versavano e raccontando delle false promesse che avevano ricevuto trasferirsi dalla loro città di origine, Santa Caterina, ad Altamira. Ovvero la località più prossima al sito della diga che, da quando sono cominciati i lavori di costruzione, ha visto passare la sua popolazione da 90mila a oltre 200mila abitanti, nella stragrande maggioranza emigranti alla ricerca di una qualche fonte di guadagno. Purtroppo questo enorme flusso di persone ha portato con sé delle spiacevolissime implicazioni, come il triplicarsi dei crimini a sfondo sessuale.
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