Perché le centrali elettriche chiudono e la domanda di gas cala (ma la bolletta no)

DAL SITO GREENREPORT

Per quanto riguarda l'acciaio, e il caso di Taranto è emblematico, la crisi del settore esemplifica le difficoltà di una manifattura di stampo tradizionale all'interno di un mondo sempre più globalizzato e tecnologicamente avanzato. Una base dalla quale ripartire per ripensare l'utilizzo di materia (e non solo) nella nostra economia.
Per quanto riguarda l'energia, invece, oggi guardare ancora al carbone è alquanto anacronistico. Ma il problema rimane: «Mediamente - riporta ancora il Sole - un'impresa europea la paga (l'energia, ndr) in più del concorrente americano e il doppio di quello cinese». La possibilità di investire nello shale gas e in nuove infrastrutture di rete, però - che sembrano suggerire il Sole - non convincono: la prima per niente, la seconda solo in parte.
Nonostante contrastanti previsioni al futuro remoto, il consumo di energia elettrica a seguito della crisi è in calo «a causa della diminuzione della domanda da parte del settore industriale e - come riporta l'ultimo numero di Repubblica Affari & Finanza - sta penalizzando sempre più la redditività», anche perché «la concorrenza delle rinnovabili sta sempre di più erodendo i margini». Margini che ovviamente si vuole tenere il più possibili alti, lo stesso, principale motivo per cui la bolletta del gas ancora non è scesa in Italia, nonostante la valutazione della materia prima nel mercato dei fornitori stia scendendo ormai da tempo.
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