Piove sul carbone: a Brindisi l’Enel rischia il buio. Ma il rimedio è fuorilegge

DAL FATTO QUOTIDIANO.IT

Fra dieci giorni, migliaia di pugliesi rischiano di rimane al buio. Ed Enel, da parte sua, a Brindisi, corre il pericolo di impantanarsi, perdendo la certificazione di qualità ambientale di cui si fregia. Non solo. Un altro capitolo è pronto ad arricchire, a sorpresa, la saga giudiziaria sull’inquinamento derivante dalla centrale a carbone di Cerano, tra le più grandi d’Europa. Sono queste le conseguenze più immediate che potrebbe avere l’allagamento del nastro trasportatore, dopo il nubifragio del 15 gennaio scorso. L’impianto termoelettrico, infatti, ha un’autonomia che non supera le due settimane.
Enel ci stava provando a rimediare in tutta fretta alla piena, che ha paralizzato quello che è l’esofago della centrale Federico II. Lo stava facendo senza dire niente a nessuno. Senza chiedere autorizzazioni. Senza preoccuparsi di non far arrivare in porto acque ormai, presumibilmente, contaminate dalle polveri di carbone. “Un comportamento inspiegabile, singolare, da piccola azienda a conduzione familiare”, chiosa il direttore di Arpa Puglia, Giorgio Assennato.
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