Assistenti sociali per i minori No Tav. Partecipazione fa rima con devianza?

DAL VOCI PROTESTANTI

La notizia della convocazione da parte dei Servizi Sociali di alcuni genitori di ragazzi che avevano partecipato a manifestazioni No Tav solleva, oltre a perplessità e allarmi, una serie di domande sul ruolo genitoriale, su quello dei servizi e degli organi deputati alla tutela dei minori, così come alcune riflessioni sull’idea che abbiamo di cittadino e prima ancora di persona.
Sembra assurdo, ma è questo il messaggio che un’azione come quella decisa dalla Procura presso il Tribunale dei minori di Torino rischia di veicolare; i presupposti per un’indagine sociale, così come ci sono stati raccontati dai giornali, restano oscuri e se il tutto si basa sulla partecipazione dei ragazzi ad alcune iniziative nell’ambito della protesta No Tav, francamente inquietanti.
Che di fronte allo sgretolamento del senso di comunità, di cittadinanza, di fronte al crescere di situazioni di individualismo esasperato, di isolamento e solitudine urbana, alcuni ragazzini abbiano deciso di impegnare una parte del loro tempo per una causa sentita come comune, che travalica il confine puramente personale, mi sembra una bella notizia, non certo un fattore di preoccupazione; che questi ragazzi siano arrivati alla partecipazione alle manifestazioni di protesta verosimilmente riflettendo e confrontandosi con i loro adulti di riferimento, in casa e fuori, a cena davanti ad un piatto di pasta, a scuola o ad un’assemblea; che abbiano discusso, ascoltato ed espresso opinioni rispetto ad una questione che è sentita come problema dalla maggioranza della comunità di appartenenza, è un fattore di protezione personale e sociale, non certo di rischio. Come genitore e come assistente sociale mi sembra più un’occasione di crescita che di pregiudizio.
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