Il picco del petrolio e il ritorno degli abbondantisti

DAL SITO QUALENERGIA.IT

Dal tempo della prima grande crisi del petrolio, cominciata nel 1973, la percezione del problema della disponibilità di petrolio ha un andamento ciclico. Ottimismo e pessimismo sembrano dipendere più che altro dai prezzi, non tanto dal loro valore assoluto quanto dalla loro tendenza al rialzo o al ribasso: quando i prezzi sono in salita si sente di più la voce dei “catastrofisti”; il contrario accade quando scendono, con gli “abbondantisti” che si fanno sentire maggiormente.
Il problema non è la loro fine, ma il fatto che costano sempre più energia per essere estratte e dunque costano sempre più care, al netto dei singulti speculativi sui mercati delle commodities. Inoltre l’impiego di tecnologie sempre più raffinate e complesse, necessarie per superare le crescenti difficoltà che si incontrano nello sfruttamento dei pozzi, aumenta la tensione del sistema. Quando risulterà impossibile andare oltre, non potrà che determinarsi un crollo rovinoso dei quantitativi estratti.
La diversa visione del mondo che noi abbiamo rispetto agli abbondantisti si riassume in due frasi diverse e allo stesso tempo simili: per gli ottimisti “c’è ancora molto petrolio e dunque non ci sono problemi”; per noi “c’è ancora molto petrolio, ma ci sono dei problemi”.
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