Rio+20: il fallimento, il silenzio e la speranza

DAL FATTO QUOTIDIANO.IT

Nell’assordante silenzio dei media italiani si è conclusa venerdì la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, meglio nota come Rio+20. Le aspettative della vigilia erano alte, la sfida ambiziosa: cercare una strada il più possibile condivisa per liberare due miliardi di persone dallo stato di povertà, preservando gli equilibri ecologici del pianeta e rafforzando i legami sociali che rendono felici gli uomini.
Il summit è stato un fallimento (citando il Direttore Generale del Wwf Jim Leape). Il testo approvato è l’emblema della crisi del multilateralismo: vent’anni dopo il testo partoritoriconosce molte sfide, incoraggia molte azioni, ma si impegna a prendere ben poche decisioni.
Un successo vero a Rio c’è stato. La completa realizzazione della piena consapevolezza dell’urgenza in cui viviamo da parte della società civile: NGO, associazioni, leader locali non hanno mancato di far sentire i propri bisogni e le proprie necessità, anche a voce alta, per tutta la durata del Summit.
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